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venerdì 30 luglio 2010

Luigi e Serena: Saint Laurence Community

Da lunedì 26 luglio andiamo quotidianamente nella St. Lawrence Community che ospita centinaia di bambini e ragazzi provenienti dal Misisi Compound che conta una popolazione di 80'000 abitanti (anagrafati).Dopo le prime presentazioni e la visita della struttura ci sono stati indicati i nostri compiti. E' davvero difficile esprimere cio' che viviamo ogni giorno di questa avventura. Stiamo trascorrendo la nostra prima esperienza in Zambia in modo davvero profondo, non perchè imponiamo a noi stessi di viverla in questo modo... semplicemente la magia di questa terra è quella di portare, crediamo chiunque, al silenzio, all'ascolto, alla riflessione interiore. Vi raccontiamo le nostre esperienze...
Serena: mi sono sentita sin da subito particolarmente vicina alla "Special classroom" di cui dispone la Community. Si tratta di una classe di diversamente abili con problemi fisici o mentali che con spontaneità e naturalezza mi fanno sentire utile alla loro crescita. Al mattino insieme realizziamo lavori manuali destinati alla vendita nel mercato, mentre nel pomeriggio faccio loro lezioni di arte e musica, piccoli lavoretti e canzoncine che gli permettano di stimolare la capacità creativa, l'intuito e tutto ciò che potrebbe farli sentire meno diversi. Il problema dei disabili in Zambia è molto grave in quanto quasi sempre chi nasce con questo genere di problemi viene emarginato o nel peggiore dei casi ucciso. Questa "classe speciale" offre loro la possibilità di mostrare se stessi e le loro incredibili capacità al mondo e a chi li reputa non meritevoli di vivere.
Sarebbe una vera fortuna se la realtà di questi giovani fosse sempre fatta di risate e attività divertenti. Ma la loro vita è anche nel compaund. Qui ci siamo recati lo scorso mercoledì e ci recheremo ancora con alcuni tutori che attraverso uno specifico e dettagliato programma (o.v.c) cercano di educarli all'igiene e all'istruzione. In particolare andiamo nelle "case" di coloro che hanno contratto una malattia (incurabile o meno) e i tutori scrivono delle schede mediche con relativi dati familiari, per cercare di evitare che le suddette malattie si trasmettano anche ai piccoli.

Luigi: Oltre a poter girare per le vie della baraccopoli e poter quindi confrontarci e sconvolgerci con la "cultura della povertà", abbiamo la possibilità di
vivere e scambiare punti di vista con i ragazzi autoctoni su temi universali le cui opinioni non sempre, tuttavia, combaciano con le nostre. Ogni giorno affrontiamo una sfida, non tra noi e la cultura dell'emisfero sud di questo mondo, ma tra noi e con noi, perchè ogni esperienza non fa altro che smuovere quei pilastri tanto comuni di una presunta pseudocultura occidentale superiore. Tutto ci sconvolge: dalla poetica lentezza dimenticata e contrastata dal nostro mondo, agli immensi spazi naturali dominati da un cielo che abbraccia questa virtuosa terra quasi a benedirla; dalla pelle degli abitanti che racconta la resistenza di fronte alle sofferenze di una popolazione costretta a pagare il nostro benessere, ai profondi sguardi spesso lucidi, che attimo dopo attimo scandiscono questo tempo denso di emozioni.
Per entrare nel dettaglio della giornata, al mattino mi dedico alla creazione ed alla cura di orticelli, utilizzati anche per decorare gli spazi ricreativi fuori dalle aule.

Dopo ciò, insieme a Serena, dedico le restanti ore di luce con i bambini, tra i loro balli tradizionali, tuttavia sempre improvvisati e originali, e le nostre reiterate e monotone canzoncine alle quali regalano i più spontanei sorrisi ed abbracci: è uno scambio culturale anche questo, ma che sicuramente arricchisce più noi che loro.

Per concludere, non posso non esprimere la mia amarezza nel constatare come queste popolazioni, così ricche nella loro cultura e nella loro quotidianità, stiano subendo ciò che di negativo accompagna il fenomeno della globalizzazione, che li spinge a vivere la vita attimo per attimo, senza progettare un futuro, senza lasciar loro intravedere una più celere via d'uscita. Quel che di più bello ho notato, invece, è il come riescano sempre a trovare luce e speranza in ogni loro difficoltà, cogliendo il meglio da ogni piccolo "Erleben".
Serena e Luigi

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giovedì 29 luglio 2010

Sara: Marie Shine

Chi sa ascoltare, sa anche vivere in questo scorrere di immagini veloci!


Perchè molte volte fare del bene non costa nulla.Alla bella Sara Banda.


Tante piccole case, in ginocchio un bambino, sole che batte su un campo di pallone, un pallone sgonfio e poi magari polvere rossa, terra bruciata, labbra secche, piedi di fango, cuore doloroso… mi sveglio e questo mi appare nella mente. Penso, al mio risveglio, che è solo un brutto sogno ma poi dopo un attimo capisco che è la realtà che sto vivendo. Tante domande senza alcuna risposta. La dolcezza di quelle mani che tendono a te, la mia voglia di far sorridere, addolcire... ma i loro occhi sono l’abisso piu’ oscuro. Indifesa, così mi sento, incapace. Quando sarai grande il tuo desiderio si realizzerà, sorridi, baciami, hai la speranza di guarire. Ma sarà mai vero??? Non tutte le strade sono le nostre, non tutte le vite sono le nostre. Mi chiedo se si può cercare qualcosa in un luogo in cui nulla puoi trovare... Ma non c’è posto migliore per sognare, il sogno è un altro modo per guardare. Così vorrei insegnare a quei bambini a mettere le ali, non è mai troppo tardi, non si è mai troppo vecchi. Una casa, un pasto, un gioco, un vestito. Se ce n’è, è uno. Ma mai più di uno. Vorrei ricordare anche a voi di mettere le ali.





Anche se le mie intenzioni sono quelle di farvi arrivare la mia esperienza, non ho parole per descrivere cosa faccio, pechè non è speciale il cosa faccio ma il cosa ho, il cosa tutto questo mi suscita, il mio cuore e il loro cuore di anime dolci, sono solo bambini innocenti, puliti, capricciosi.. . ma sono bambini.
I miei giorni sono vivi con i bambini dell'orfanotrofio di "Marie Shire", gestito da suore indiane, in cui ci sono bambine orfane dai 5 fino ai 12 anni. Le bimbe sono accudite dalle cosiddette "mami".

Sara




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mercoledì 28 luglio 2010

Angela, Francesco e il Prof. Casarola: una giornata nel compound

Noi.. tra i più poveri

Sveglia ore 7:30 a.m.: il tempo di rendersi conto in quale parte del mondo ci si trovi e poi di corsa a fare colazione con il resto del gruppo. I primi sorrisi, i primi "buongiorno", i primi sguardi di complicità che servono a farsi forza l'un l'altro prima di affrontare la giornata. Neanche il tempo di terminare questo rito mattutino, che già in salotto ci attendono due suore indiane dell'ordine DMI (Figlie di Maria Immacolata), tanto fragili e piccole all'apparenza, ma con una forza interiore davvero incredibile.

Loro sono le nostre guide per il nostro "giro turistico" un pò fuori dall'ordinario, perchè ad attenderci non ci sono zebre o gazzelle, elefanti o leoni, ma mosche, immondizia, canali colmi d'acqua putrida e gente che ci guarda come fossimo extraterrestri.. perchè qui gliextracomunitari siamo noi!!!
Le suore ci danno la possibilità di accompagnarle nelle loro attività in giro per i compound, uno diverso ogni giorno. Seguono diversi progetti che consistono nel formare delle donne che chiamano "mami" in modo da poter gestire un gruppo di 15 donne e insegnar loro a gestire il denaro e soprattutto a risparmiarlo; interessante è l'espressione che utilizzano per definire questa attività, "to save money", traducendo letteralmente potremmo dire "salvare il denaro": in realtà le donne cercano di fare proprio questo.
Durante la settimana si danno ad una serie di lavori quali: la realizzazione di maglie da donna ricamate a mano, camicie da uomo, chitengue (grandi pezzi di stoffa che le donne utilizzano come gonna), dipinti e ricamati a mano, bambole africane, tappeti e una lunga serie di manufatti.
Una volta a settimana il gruppo si riunisce e la "mami" raccoglie il denaro dalle altre risparmiato, che al bisogno verrà utilizzato x pagare la retta della scuola, per vestire i propri figli, per le divise scolastiche e per ogni genere di bisogno delle donne del gruppo e delle loro famiglie.






Alla nostra domanda sul come le loro situazioni economiche siano mutate, da quando non avevano la concezione del risparmio e spendevano tutto ciò che avevano in un giorno e la situazione attuale, ci hanno risposto che è stato solo grazie all'intervento delle suore che hanno scoperto la possibilità di gestire il denaro in un miglior modo, prendendo coscienza dei bisogni e risparmiando anche per i giorni a venire! Così pur non riuscendo a fare 3 pasti al giorno almeno riescono a farne uno, ma ogni giorno, il che per loro è già tanto. In questi giorni ci siamo imbattuti nella povertà più assoluta, realtà che non esistevano nemmeno nella nostra immaginazione: bambini senza vestiti o se li avevano erano tutti strappati, o troppo grandi o troppo piccoli e ovviamente sporchissimi...



Mentre da noi i giochi prediletti sono super tecnologici, qui si accontentano di battere le manine sulle taniche di acqua (ovviamente vuote) o di fare l'altalena semplicemente appesi al ramo di un albero o ancora di giocare a fare la mamma secondo la loro cultura.








Ogni giorno è un'esperienza diversa; per quanto sia stupendo ricevere gli abbracci dei bambini, l'affetto delle donne che ci ospitano nelle loro case durante le riunioni settimanali e tutto ciò che ci dona piacevoli emozioni, torniamo a casa sempre tristi, perchè la loro povertà è terribile, è qualcosa che ti entra dentro, ed è difficile dimenticare certe immagini..
Alla prossima :)


Angela, Francesco, prof. Francesco Casarola.




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lunedì 26 luglio 2010

Lunedì 26 Luglio 2010

L'inizio della nostra avventura!



L'Africa, terra di continue emozioni, di sorrisi ma soprattutto di miseria e povertà...l'Africa che molti di noi hanno lasciato gli anni scorsi e che mai hanno dimenticato; l'Africa che l'altra parte di noi sta scoprendo quest'anno, per la prima volta...l'Africa che entra a far parte di te nelle sue manifestazioni più estreme, incisive, contrastanti...questo è quello che hanno visto i nostri occhi oggi nei vari progetti a cui siamo stati affidati. La suddivisione è stata la seguente: Mary 1 e Mary 2 sono state impegnate all'orfanotrofio Madre Teresa di Calcutta dove hanno ritrovato i loro amichetti lasciati anni fa...un'emozione non da poco;






Annalisa, Mariangela e Rosa, invece, hanno trascorso la mattinata in un progetto del World Food Programme dell'ONU e il pomeriggio in un Hospice di malati terminali di AIDS ritornando a respirare la stessa Africa che avevano lasciato; Sara ha trascorso la giornata in un orfanotrofio gestito da suore indiane che utilizzano un nuovo metodo educativo basato sull'uso dei colori e a sentirla parlare le vien voglia di ritornarci immediatamente;







Serena, Luigi e il Professor Casarola sono stati al Missisi Compound della Saint Lorence Community dove le strade del compound hanno dato loro la possibilità di osservare la scansione del tempo, una scansione tutta africana fatta di lunghe attese, silenz
i e riflessioni immerse in un contesto povero;


Francesco e Angela, impegnati nel Garden Compound accompagnati da due suore indiane che gestiscono un progetto di formazione per le Mami, il compito, in questo caso, è quello di supportare psicologicamente e moralmente queste persone sottolineando l'importanza del loro lavoro per una crescita sociale concreta;



il prof. Onofrio Caputi ha preso contatti con la principale realtà ospedaliera di Lusaka presentandosi al gruppo dei chirurghi del policlinico. Da domani inizierà a lavorare con loro e sono in programma anche alcune lezioni agli specializzandi in chirurgia
.
Il gruppo "Un Mondo di Bene"


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domenica 25 luglio 2010

Eccoci arrivati a Lusaka !!!

Ruvo-Lusaka in 24 ore!!!

Dopo i brividi per il decollo e l'emozione di chi volava per la prima volta, dopo aver attraversato l'intero continente africano, siamo giunti a Lusaka. L'attesa di un intero anno è stata subito ripagata dalle prime immagini carpite nel tragitto dall'aereoporto alla Nunziatura: terra rossa, bambini che si rincorrevano giocando a pallone a piedi nudi, file interminabili di persone ai lati delle strade che tornavano alle loro case dopo una giornata di lavoro, i suoni ormai dimenticati dei mestieri artigianali più semplici.
Ad attenderci Mons. Nicola Girasoli che molto caldamente ci ha accolti nella sua dimora. Dopo l'accoglienza abbiamo organizzato la suddivisione nei vari progetti in cui opereremo a partire sin da domani. Ci aggiorniamo nei prossimi giorni.
I ragazzi di "Un mondo di Bene"

L'ora del malarone



Scalo ad Addis Ababa in Etiopia


Arrivo in Zambia


Giunti a destinazione




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sabato 24 luglio 2010

3...2...1...Goooooo!!!!!

3...2...1...Gooooooooooo!!! Oggi pomeriggio alle ore 16.15, dopo la tradizionale foto di gruppo, il pullman dei ragazzi di "Un Mondo Di Bene", progetto del Liceo Scientifico "O. Tedone" alla quarta edizione, è partito alla volta di Roma Fiumicino, dove li attende il volo delle 00.55 per Addis Abeba. I ragazzi atterreranno a Lusaka alle 14.10 di domani, pronti per una nuova esperienza ad alto carattere formativo! Anche i ragazzi delle precedenti edizioni del progetto hanno salutato i loro amici prima della partenza. A tutti loro va il nostro grande in bocca al lupo!
Forza Ragazziiiiiiii!!!!!!!!!!! Aspettiamo vostre notizie al più presto!


Gli aggiornamenti saranno disponibili sul blog ufficiale del progetto "Un Mondo Di Bene" all'indirizzo http://www.mondodibene.blogspot.com/ e sul blog "Un Mondo Di Bene" all'indirizzo http://www.unmondodibene.splinder.com/ . Seguiteli numerosi e commentate!

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lunedì 12 luglio 2010

Al via la quarta esperienza di “Un Mondo di Bene”


Nel pomeriggio del 24 luglio, dalla sede del Liceo, partirà alla volta di Lusaka il gruppo dei volontari di alunni ed ex alunni del “Tedone” per la quarta esperienza di volontariato scolastico estivo in Africa.
La comitiva è composta da 10 giovani e due accompagnatori: Rutigliano Maria, Tuberoso Mariangela, D’Ingeo Luigi, Caldarola Maria Antonietta, Giangaspero Sara, Marinelli Annalisa, Mazzone Rosa, Campanale Francesco, D’Agostino Angela e D’Imperio Serena sono i giovani partecipanti; il Prof. Francesco Casarola ed il Prof. Onofrio Caputi Iambrenghi gli accompagnatori del gruppo. Il rientro in sede è fissato per il 18 agosto prossimo.
Il periodo di tre settimane di permanenza in Zambia sarà impegnato in diversi settori di volontariato dove i giovani opereranno in stretta collaborazione con il Nunzio apostolico Mons. Nicola Girasoli ed i docenti accompagnatori. I Luoghi di intervento saranno gli ospedali di malati terminali, l’Istituto di Madre Teresa di Calcutta, i compound, gli uffici delle Nazioni Unite e Casa Ruvo di Suor Maria Mazzone.
Non sono mancate difficoltà di natura organizzativa e finanziaria per la realizzazione di questa quarta edizione del Progetto, ma l’entusiasmo dei ragazzi, la loro passione per questa esperienza di vita di altissimo valore formativo, la disponibilità del Nunzio, il sostegno degli sponsor che hanno creduto nell’iniziativa, contribuiscono a favorire la partenza del gruppo per la terra d’Africa.
Ancora una volta siamo convinti che il contributo di solidarietà servirà moltissimo ai ragazzi, ma rappresenterà solo una piccolissima goccia per accrescere le speranze di crescita delle popolazioni visitate.
Non mancheranno le comunicazioni dirette da parte del gruppo per tenere informati sullo sviluppo dell’esperienza parenti, amici, la comunità scolastica ed i comuni di residenza. Il nostro auspicio è che si realizzi una forma di partecipazione allargata del territorio alla ricchezza di emozioni e sentimenti che i nostri giovani vivranno nelle giornate africane. Il sito del Liceo ed il blog “Un mondo di bene” faranno da cassa di risonanza per lo sviluppo dell’iniziativa, con frequenti e dettagliate informazioni.

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domenica 11 luglio 2010

La vita che senti vita

La vita che senti vita...per la quarta volta in Africa. Di Annalisa Marinelli
Cosa spinge a fare un’esperienza di volontariato in Africa non è semplice da spiegare, ma certo, non il semplice bisogno di dare qualcosa a qualcuno, o soltanto questo. Forse, nell’intimo bisogna guardarsi per ammettere che proprio lì dove c’è povertà e debolezza e tristezza si cerca forza ed equilibrio e serenità. E forse, anche, concedersi il privilegio di non cercare troppe risposte che giustifichino scelte fatte e rifatte ma apprezzarne i guadagni incalcolabili e non equiparabili di momenti di vita che hanno dato e insegnato, nei fatti, la bellezza della solidarietà e dell’incontro.
La frenesia, l’ansia, il malcontento di noi uomini fragili e difficilmente contenti trova riposo proprio lì dove la vita è stata, in verità, più dura e crudele. Un paradosso che palesa, però, l’importanza di un bisogno intimo e profondo, il bisogno, cioè, di cercare nell’incontro l’arricchimento, nella semplicità la gioia, nel silenzio la pace, nella cura l’amore.
Africa di sofferenza, Africa di povertà, Africa di semplicità. Terra rossa e stanca fatta di ritmi lenti e lunghi silenzi, fatta di colori forti, fatta di rosso e nero; rosso come il sangue delle lunghe lotte di liberazione, rosso come fuoco, rosso come passione, come ardore e nero, come dolore. Ma anche terra di contraddizioni, di danze, di suoni, di innocenze e di occhi che guardano e guardando sanno dare, oltrechè domandare. Resti attonito, sì, perché sai cosa puoi trovare in Africa anche se non ci sei mai stato, perché l’immaginazione ha un grande potere nel creare e nell’errare e, al contrario, poi, quando se lì, capisci che non basta immaginare per realizzare cos’è davvero la vita oltre la tua vita, cos’è la morte senza cerimonia, cosa sono realmente le possibilità negate, storie , sai, non più immaginate. Stupisce il fatto che si dimentica un po’ se stessi, allora, in Africa. Il cielo sembra ricordarti che c’è un cielo e le stelle sanno farsi guardare. La via lattea ti incanta e i falò per le strade tra suoni di tam tam e danze ti ricordano nostalgicamente ciò che tu hai perduto o, forse, mai, hai avuto: gioia della tribù che stringe a sé la notte e il giorno, nell’unione delle mani, sotto un cielo, nella grande foresta. Il sole tramonta, anzi tramonta ogni giorno e questo solo per dire che ti fermi a guardarlo quel sole che tramonta e tramonta ogni giorno, stupendoti che poi rinasce e chissà perché rinasce, mentre la gente qui e lì muore, ma lì, ancora di più.
Un volontariato laico che impedisce, però, un serio distacco dalla spiritualità, perché, nei fatti, ti ricorda la vita e le sue tante e acerbe domande, quelle che non sanno partorire risposte, alla vista di un mondo che è sì l’altro mondo, il terzo mondo, ma è anche il mondo.
A breve, un gruppo facente capo al liceo scientifico O. Tedone di Ruvo, partirà /ripartirà per Zambia per impegnarsi ancora nel progetto che ormai, da quattro anni, porta il nome “Un mondo di bene”. L’iniziativa promossa dal dirigente scolastico, prof. Biagio Pellegrini in accordo con S.E. Mons. Nicola Girasoli, ambasciatore del Vaticano in Zambia e Malawi, ha permesso a molti giovani di vivere un’esperienza che ormai è un sigillo e non solo un ricordo e ancora regala questa possibilità, questo incontro, questo viaggio oltre il Mediterraneo. Lusaka, Mazabuka, e poi ancora Lusaka, poi Lilongwe (Malawi), di nuovo Lusaka, Mazabuka. I punti fissi, questi, tra le tante strade percorse e città visitate.
25 luglio-17 agosto, queste sono le date di riferimento per il gruppo di giovani che partirà quest’anno, ospitato ancora una volta con generosa benevolenza da Mons. Girasoli e da sr. Maria Mazzone, missionaria salesiana di Ruvo in Zambia presso la località di Mazabuka. Studenti ed ex-studenti saranno impegnati in diverse strutture, ospedali, orfanotrofi, compound, e presso gli uffici delle Nazioni Unite di Lusaka.
L’impegno è quello di prestare soccorso ai tanti, tantissimi, malati di AIDS, anche allo stato terminale, di svolgere attività di insegnamento presso le scuole del posto, di dedicarsi ai bambini orfani, spesso, dalla nascita di entrambi i genitori e di collaborare con funzionari dell’ONU nell’ambito della World Food Program.
L’anno in corso ha conosciuto la realizzazione di una serie di iniziative volte alla ricerca di fondi per sovvenzionare il progetto ma, soprattutto, per permettere ai volontari del liceo di contribuire anche economicamente al miglioramento e alla crescita di alcune strutture africane.
Questo impegno testimonia chiaramente come non sia possibile dimenticare questa realtà dopo averla incontrata, come non sia possibile restare completamente “indenni” da una simile esperienza di vita che si augura ai più di realizzare, per poter poi dire, senza troppi pregiudizi e nemmeno, tante retoriche parole quello che in Africa si trova, quello che in Africa si vive e perché in Africa si ritorna.
Annalisa Marinelli

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